E’ un vero peccato che il procedimento aperto dalla nostra Procura militare nei confronti dei marò Latorre e Girone si sia interrotto in seguito alla decisione del governo di rispedire i due militari in India. Si procedeva, infatti, per “violata consegna”, e forse finalmente avremmo saputo qual’era la loro “consegna” nel momento in cui vennero imbarcati a bordo della Enrica Lexie: quali fossero, cioè, le regole d’ingaggio previste dal frettoloso decreto con cui il ministro La Russa dispose l’imbarco di scorte armate sul nostro naviglio commerciale (ne scrisse su Mondoperaio del novembre 2011 Domenico Ambrosino), e da chi tali scorte prendessero (e prendano) ordini.
E’ un peccato, anche, che nessuno finora abbia proceduto (qui in Italia, non in India) contro chi decise a suo tempo di riportare la Enrica Lexie in un porto indiano e consentì l’arresto dei due militari su una nave battente bandiera italiana.
E’ un peccato, infine, che Giulio Terzi di Santagata e Giampaolo Di Paola siano già dimissionari, insieme col governo di cui fanno parte.
Altro che regole d’ingaggio! Sotto accusa è la stessa Legge 130/2011, quella che consente l’impiego dei Militari o dei “contractors” (guardie private) a bordo delle navi commerciali per difendersi dalla pirateria marittima. Carlo Biffani, direttore generale della “Security Consulting Group” e presidente dell’ “Assosecurna”, la giudica inadeguata e anticostituzionale. Inadeguata perchè l’impiego dei militari è svolto in un servizio che non è preminentemente “combat”, ma di prevenzione; anticostituzionale perchè dando ai Militari il diritto di prelazione nel servizio rispetto ai contractors, contravviene a qualsiasi norma di carattere nazionale ed europeo a riguardo della libera concorrenza. Una parola sulla “figuraccia” internazionale rimediata dall’Italia con la riconsegna dei due marò all’India. Nello scorso luglio da una nave militare USA, nel golfo di Hormuz, partono dei colpi di arma da fuoco che ammazzano un pescatore indiano e ne feriscono altri tre. La vicenda fra i due paesi è chiusa con “condoglianze” e “scuse” reciproche. Si dirà: L’America ha un peso politico diverso dall’Italia. Ma non è così se si pensa che negli ultimi anni la Marina Militare dello Sri Lanka ha ucciso ben 500 (cinquecento) pescatori indiani e ferito migliaia. Senza che i Militari o gli ambasciatori dello Sri Lanka siano stati processati o presi in ostaggio. E allora? Allora, al di la di intuibili pressioni economiche (in India operano 400 aziende italiane), l’impressione è che l’episodio in cui è incorso l’Italia sia stata usato dall’India, come “vetrina” per accrescere la sua credibilità e restigio all’interno e all’esterno del paese. L’Italia si è prestata al gioco attraverso una lunga catena di errori diplomatici e politici, primo fra tutti il ritorno della nave “Enrica Lexie” in porto , con i due marò a bordo. Ora il Ministro Terzi assicura che il processo a cui essi saranno sottoposti in India non porterà alla pena di morte, misura che pure è prevista in India. E pensare che l’Italia si rifiuta (giustamente) di estradare anche il peggiore dei criminali, se nel suo paese d’origine vige la pena capitale. E, poi, non ci pensa due volte a consegnare i due marò all’India, un paese che prevede la pena di morte.